Oggi, come saprete tutti è san Silvestro!
Silvestro I, fu il trentatreesimo papa della Chiesa cattolica, dal 314 fino alla sua morte, avvenuta il 31 dicembre 335.
La leggenda lo ricorda come un papa cacciatore di draghi: in ben due occasioni ebbe a che fare con questi mostri ed entrambe le volte ne uscì vittorioso.
Il primo scontro avvenne a Poggio Catino, sui monti Sabini, uccidendo il drago che viveva in una grotta a cui si accedeva salendo 365 scalini (guarda un po’, proprio come i giorni dell’anno! Il drago doveva quindi rappresentare il paganesimo e gli scalini l’anno romano che consacrò a Dio uccidendo il drago).
Alcuni anni più tardi dovette affrontare un altro lucertolone presso la Rupe Tarpea a Roma. Questo drago aveva ucciso numerose persone: ma non bruciandoli con le fiamme che uscivano dalla sua bocca oppure sbranandoli. No, li uccideva con il suo alito pestilenziale! Silvestro, mostrandogli un crocifisso, riuscì a renderlo mansueto come un cucciolino e con un filo della sua veste gli legò il muso, in modo che non fosse più in grado di far sentire la sua “fiatella”. Trascinò l’animale per la città legato al filo come fosse al guinzaglio e poi lo lasciò in balìa dei cittadini romani che lo uccisero.
Nell’immagine vedete il miracolo del drago, particolare della Pala di san Silvestro di ANDREA DI LITIO, realizzata intorno al 1480. L’opera è composta da tre tavole: le due laterali furono trafugate nel 2006 e per anni se ne persero le tracce. Recuperate nel 2017, la pala è stata finalmente ricomposta e appena 20 giorni fa, l’11 dicembre scorso, è stata riposizionata nella chiesa in cui era originariamente conservata, San Silvestro di Mutignano, in provincia di Teramo.
Oggi, 27 dicembre, la Chiesa ricorda SAN GIOVANNI APOSTOLO, noto anche con l’epiteto di “EVANGELISTA”, ma conosciuto anche come “UNO DEI DUE ZEBEDEI” (l’altro era Giacomo Maggiore, suo fratello e anche lui figlio di Zebedeo. Sì, erano Zebedei e andavano sempre in coppia…).
In questa miniatura tratta dal Libro d’Ore di Leonor de la Vega (realizzato nel XV secolo nelle Fiandre), San Giovanni è raffigurato su una ridottissima isola di Patmo mentre tenta di scrivere l’Apocalisse nonostante un irritante demonio lo stia boicottando svuotandogli il calamaio in mare. Maremma che antipatia!!!
Nonostante tutto Giovanni riuscirà a terminare la sua opera (bel libro, ve lo consiglio se vi piace il genere Sci-Fi/Fantasy-apocalittico).
I mondiali del Qatar sono finiti.
Raccolgo qui una carrellata di meme e bischerate varie a tema storico-artistico-calcistico che chi segue Arte a modino sui social avrà probabilmente già visto su Facebook o Instagram.
1- MODI USUALI E ALTRI PIÙ INCONSUETI DI OSTENTARE MANUFATTI PREZIOSI A FORMA DI AVAMBRACCIO.
2 – LA COSA CHE LI METTE FINALMENTE D’ACCORDO
3 – Grazie alla nuova tecnologia del fuorigioco semi-automatico del VAR applicato alla Storia dell’Arte si è potuto finalmente verificare con certezza la posizione di Ippomene, il cui corpo è senza dubbio al di là della linea rispetto a quello di Atalanta.
Perciò IL DIPINTO DI GUIDO RENI NON È VALIDO.
4- La gioa di Hwang Hee-chan per il passaggio del turno… praticamente un quadro di Yue Minjun!
5 – Eh ma fatelo un sorriso quando vi fanno il ritratto, suvvia!
6 – Fastidioso come un azulejo con le piastrelle di traverso. Anche quando è in panchina.
7- Ormai quando leggo una biografia di un pittore fiorentino dalle Vite del Vasari, leggo immaginando la voce del buon Giorgio che si esalta come fa Lele Adani durante le telecronache dell’Argentina quando tocca palla Messi.
8 – Farà ancora discutere a lungo il gol assegnato al Giappone contro la Spagna.
9 – Era quello di Recanati! (e sappiamo tutti cosa simboleggia… e infatti Brasile fuori!)
[per la cronaca: entra un gatto durante la conferenza stampa prima di Brasile-Croazia… l’addetto stampa lo prende per la collottola e lo caccia malamente]
10 – Con la speranza che tornino di moda i parrucconi tanto in voga tra i nobili del XVII e XVIII secolo e tra i calciatori sudamericani degli anni ’70
11 – Gesù argentino e sant’Antonio da Riad
Nuovo episodio della rubrica “Iconografia bizzarra”: ecco a voi il video di Arte a modino dedicato all’unica santa che ci mostra orgogliosa i suoi bulbi oculari strappati dalle orbite e appoggiati su un piatto.
Non è un caso che il video sia uscito oggi, proprio la vigilia del giorno di santa Lucia. Stanotte infatti in molte parti d’Italia la santa passerà dai bambini più buoni portando loro regali e battendo sul tempo il buon san Nicola -alias Babbo Natale-, mentre in Svezia, sempre in onore della santa di Siracusa, cingeranno la testa delle primogenite femmine con una pericolosissima corona di candele accese, sprezzanti del rischio di dar fuoco alle chiome delle loro figlie e alla loro infiammabilissima mobilia Ikea.
Nel video ripercorreremo la storia agiografica della santa, ma soprattutto l’iconografia splatter che la ritrae quasi in posa da cameriera, mentre, anziché una pietanza, serve al tavolo quelli che sono da sempre il suo attributo iconografico: i suoi occhi.
Quasi sempre posati su un piatto, a volte in una scodella o in una coppa. Ma, come vedrete nel video, esistono anche fantasiose varianti.
Da Carlo Crivelli al Sassoferrato, passando per il Sodoma e Cosimo Rosselli. Artisti di tutti tempi si sono cimentati nella rappresentazione della santa, perpetuando nel tempo questa tradizione iconografica che la vede, cosa piuttosto rara nell’arte sacra, ostentare una parte del corpo che NON è stata oggetto del suo martirio. Santa Lucia infatti non ha subìto il martirio tramite l’estirpazione degli occhi, come molti pensano. E come mai allora ci mostra sempre gli occhi? E come mai è protettrice dei non vedenti, delle malattie legate alla vista, degli oculisti (ma anche degli elettricisti)? E guardatevi il video che fate prima! E che vi devo scrivere tutto qui… ma insomma!
Ve lo ricordate il SALVATOR MUNDI?
Sì, dai… il quadro venduto per 450 milioni di dollari, attribuito a Leonardo da Vinci 😂😂😂(scusate, non ce la faccio nemmeno a scriverlo senza ridere).
Ecco, qualche giorno fa è comparsa ad un’asta una “copia” di questa costosissima opera.
Copia… insomma, ci vuole una bella fantasia anche per definirla “copia”.
È comparsa in un’asta da Christie’s, senza troppo clamore, tanto da avere una stima e una base d’asta bassissime. Ma alla fine, ci credereste? Ha fatto il botto!
L’opera, il cui valore era stato inizialmente stimato a $16.000, durante l’asta ha avuto un inaspettato susseguirsi di offerte. L’offerta finale è stata di $1.110.000.
Ah, dimenticavo: l’opera era anche fortemente danneggiata.
Il manifesto ufficiale dei Mondiali di calcio 1982 fu realizzato nientemeno che da Joan Mirò.
Anche la spagna, una volta avuta l’assegnazione dell’organizzazione della coppa del mondo, decise di affidare la realizzazione del manifesto ufficiale ad uno dei suoi più grandi artisti: l’allora quasi novantenne JOAN MIRÓ.
Largo ai giovani, insomma!
L’opera realizzata dall’artista catalano si intitola “La Fiesta”: in linea con le sue più celebri creazioni, troviamo i colori più frequenti della sua produzione artistica. Anche se a prima vista non sembrerebbe, l’opera rappresenta un calciatore che si alza verso il cielo per colpire di testa un pallone, rappresentato qui da una luna piena rossa.
Il manifesto ufficiale dei Mondiali di calcio del 1990 fu affidato ad uno dei più importanti artisti italiani del Novecento: fu commissionato nientemeno che ad ALBERTO BURRI.
Burri realizzò un poster efficacissimo nella sua semplicità: nel manifesto infatti non vediamo altro che una foto dall’alto del Colosseo con al centro una rielaborazione grafica di un campetto da calcio. L’immagine in bianco e nero dell’Anfiteatro Flavio è una fotografia aerea presa dall’archivio storico dell’Aeronautica Militare, mentre il campetto al centro ricorda molto quello dei videogiochi di calcio stile Commodore 64 in voga in quegli anni.
Burri, in un’intervista, descrisse così il suo lavoro:
“È semplice vero? Mi sono preoccupato molto perché lo fosse. Non volevo una grande idea che rincorresse se stessa, volevo una cosa nostra, di tutti i giorni, com’è il calcio. M’è venuto in mente il Colosseo. Cristo, mi sono detto, ma cos’è il Colosseo se non uno stadio? E al tempo stesso è l’immagine dell’Italia. E allora ho cominciato a cercare di fondere le due facce, di portare il pallone dei mondiali nel primo grande stadio della nostra storia. Mi sono messo il Colosseo davanti e ci ho lavorato sopra. L’ho guardato e riguardato finché non ho capito come si poteva adattarlo al calcio e a me.”
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
– l’hanno scritto veramente –
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
– tutto vero –
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
“LA MAIONESE DI REMBRANDT”
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Se anche voi odiate la MAIONESE di REMBRANDT, ma anche
Il manifesto ufficiale della terza edizione della Coppa del Mondo di calcio, quella di Francia 1938, fu affidata ad un artista semisconosciuto.
Praticamente non lo conosceva nessuno nemmeno in patria. Poca gloria per chi sbarcava il lunario realizzando principalmente locandine cinematografiche. Infatti l’artista che ebbe la commissione di realizzare il poster della manifestazione si occupava principalmente di questo. “Lavorava nel cinema”, diciamo…
HENRI DESMÈ, attivo tra gli anni ’30 e gli anni ’50 del Novecento, era infatti specializzato nel dipingere le locandine che si vedevano fuori dai cinema in quegli anni. Locandine dai colori tenui, che lasciano trapelare la leggerezza e la tranquillità di quelle pellicole.
Del tutto diverso l’aspetto del manifesto dei mondiali: il periodo prebellico incise molto sulla scelta dell’artista, sia nella cromia che nei soggetti realizzati. Quello che viene fuori è un’opera oscura, marziale. Era chiaro a tutti, anche all’artista, che nel giro di pochi anni sarebbe scoppiato un conflitto di proporzioni mondiali.
Lanciare salsa di pomodoro e zuppe di verdura su celebri opere d’arte conservate nei più importanti musei di tutto il mondo: è il trend in voga negli ultimi mesi.
Per quanto possa essere giusta questa battaglia e per quanto possa essere importante il tema del cambiamento climatico, mi trovo ad essere contrario a questa forma di protesta: per me non è accettabile che le opere d’arte siano strumentalizzate in questo modo, tantomeno pensando al fatto che vengano messe in pericolo, al di là della presenza o meno di vetri protettivi.
Ma ho un suggerimento per gli ambientalisti su come attuare la protesta: lo espongo nel video qui sopra.
In questo caso si guadagnerebbero tutto il mio rispetto.
Un grazie a Marcello di Pierro per la collaborazione!